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Sarraute, Nathalie.

Scrittrice francese d'origine russa. Giunta in Francia in tenera età, compì gli studi a Parigi, laureandosi in Giurisprudenza. Esercitò l'avvocatura, debuttando poi come scrittrice nel 1938 con Tropismes, raccolta di brevi prose e, contemporaneamente, esercizi linguistici sul romanzo tradizionale i cui canoni vennero rifiutati dalla S. e sostituiti con un genere dotato di uno stile capace di accogliere e di descrivere emozioni, movimenti dell'animo (trofismi) che fossero l'essenza stessa del vivere, sensazioni allo stato puro colte nella loro valenza chimica. Da tali presupposti scaturì per l'autrice la crisi dei meccanismi del romanzo psicologico, gli effetti della quale si rivelarono particolarmente evidenti nel saggio L'Ère du soupçon (1956), manifesto del nouveau roman, e nei romanzi successivi: Portrait d'un inconnu (1948), Martereau (1953), Le planétarium (1959), Les fruits d'or (1963), Vous les entendez (1972), critica sulla ferocia paralizzante del linguaggio, Disent les imbéciles (1976), L'usage de la parole (1980), Enfance (1983), Tu ne t'aimes pas (1989). La S. ottenne la massima notorietà nel 1957, quando J.-P. Sartre presentò l'opera della scrittrice come il primo “antiromanzo” della storia letteraria: i testi della S. sono infatti attraversati da desideri, forze in conflitto perenne che, pur servendosi di un medesimo linguaggio, non riescono a comprendersi e a comunicare. L'interesse per il dialogo e le diverse forme comunicative fu tuttavia sempre presente nei testi della scrittrice; attraverso lo strumento della sottoconversazione (una sorta di linguaggio personale, serrato e disordinato), la S. tracciò per il teatro profili di personaggi in lotta perenne con il mondo e con se stessi, come in: Le silence (1954), Isma, ou celle qui s'appelle rien (1970), C'est beau (1973) e Pour un oui ou pour un non (1982). Tra i saggi dell'autrice, citiamo inoltre Paul Valéry et l'enfant d'éléphant. Flaubert le précurseur (1986) (Ivanovo-Voznesensk, Russia 1900 - Parigi 1999).